| Abito poco distante dalla famosa torre di cui sopra, e confesso che fino agli anni Ottanta - Novanta questa piccola grande realtà della nostra archeologia medievale è stata un po' ignorata. Ho saputo le prime notizie concrete durante un corso europeo sulla valorizzazione dei Beni Culturali. Nel frattempo il Medioevo siracusano, forse sull'onda lunga di tendenze un po' più ampie, a livelli magari nazioneli e oltre, ha cominciato a ricevere qualche timido tentativo in pù di valorizzazione. Un architetto locale, praticamente un ragazzo della mia generazione, alessandro Bovo, ha pubblicato un testo interessante, anche se non molto voluminoso, sulle torri di difesa siracusane, e altri professori e studiosi del posto hanno in varie occasioni riscoperto un'epoca storia che in una città fin'allora è stata considerata "troppo greco-romana e troppo barocca", era stata un pò dimenticata (mille anni di storia: scusate se sono pochi!). Anche storici dell'arte come Michele Romano o archeologi come Laura Cassataro si sono occupati molto dell'arte e dell'architettura medioevale della mia città. sono nate anche delle associazioni culturali. Ma il Medioevo siracusano non era poi, a voler ben dire, così ignoto: basti pensare a Giuseppe Agnello, studioso di lungo corso e capostipite di una dinastia di medioevisti, che è scomparso negli anni Settanta. Forse una vulgata strisciante ci ha portati inconsciamente a ignorare qesti "secoli bui" che tanto bui non sono, tanto che io stesso, in quel corso europeo di cui parlavo prima, mi sono dedicato al Medioevo siracusano in più occasioni. Vicino il parco archeologico abbiamo la chiesa, abbastanza nota, di San Nicolò ai Cordari, ma lì vicino, a due passi da piazza Adda, ci sono le poche rovine di un convento cappuccino dei primi del Cinquecento, poche pietre in tutto, ma poco note a molti. L'edilizia del boom economico e industriale ha contribuito vivamente a seppellire nella fossa dell'oblio tanti piccoli ma significativi particolari che sono il testimonio della nostra storia, e la superficialità delle speculazioni economiche dettate da un consumismo selvaggio hanno fatto il resto. Beh, riguardo alla riscoperta di questi ruderi, meglio tardi che mai. Ma dubito che quella torretta aragonese d'avvistamento (che poi è proprietà privata e appartiene a uno dei due condomìni), possa liberarsi dalla giungla di cemento in cui è intrappolata. Forse con altri edifici meno soffocati dalle varie costruzioni edilizie contemporanee si potrà far meglio...
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